Christoph Hainz, 4 ore e mezza per la Nord dell’Eiger

August 31, 2019 Off By HotelSalesCareers

Christoph Hainz racconta la sua velocissima ripetizione solitaria da record, ma soprattutto ci parla dell’Eiger.


1800 metri in quattro ore e mezza. La parete è la nord dell’Eiger. La via quella della prima salita di Heckmaier, Vörg, Kasparek e Harrer. Come dire la Via, la Parete e la Montagna simbolo dell’alpinismo, ma anche delle tragedie legate all’alpinismo. Ma lasciamoci raccontare la storia dal protagonista di questa corsa. E’ Christoph Hainz. Ci parlerà della sua velocissima ripetizione solitaria da record, ma soprattutto (se starete attenti) di questa montagna.

Allora Christoph, come nasce una corsa sulla nord dell’Eiger
La mia è nata per caso. Sabato 23 marzo ero in Svizzera a fare scialpinismo con Konrad Renzler sul Tödi (3.614m). Una bella montagna di 3.614m, la più alta montagna delle Glarner Alpen. Ma rimaneva il problema di cosa fare la domenica.

Così hai pensato all’Eiger…
Beh, il mio compagno non l’aveva mai visto. Poi sapevo che le condizioni erano buone. Così gli ho proposto di andare a dare un’occhiata. Con il programma che, se era veramente in condizioni ottimali, avrei tentato la via Heckmaier in solitaria. Insomma avrei deciso sotto la parete.

E così è stato
Sì. Domenica mattina siamo saliti insieme all’inizio della lunga traversata alla base della nord. "Vado fino all’attacco" ho detto al mio compagno "se non torno vuol dire che sono in parete". Lui intanto andava con gli sci allo Jungfrau. Ci siamo ripromessi di risentirci al cellulare.

Le condizioni c’erano?
Erano ottime. Una cordata era già sotto la Traversata Hinterstoisser.

Non era la tua prima volta sulla nord?
No, ero salito 14 anni prima, nel 1989 sempre a marzo. Quella volta ero con Engelbert Pallhuber. Volevamo uscire in giornata. Ma vari contrattempi, prima sulla fessura difficile dove avevamo perso quasi tre ore, poi sulle fessure terminali dove siamo stati troppo a destra, ci hanno costretto ad uno scomodissimo bivacco.

Questa volta avevi in mente una corsa
In realtà non sono andato per fare un record, ma per fare l’Eiger. Poi, mi conosco, sapevo che sarei stato veloce. In quel momento era la voglia di farlo, di salire l’Eiger, la cosa più importante. Era avere la testa e il fisico "giusti". La parete nord dell’Eiger richiede "testa e fisico". E’ sempre molto impegnativa psicologicamente.

E’ stata partenza a razzo
Ho attaccato alle 8,50. Sulla "Fessura difficile" mi sono auto assicurato, è stato l’unico punto in cui l’ho fatt. Lì la roccia è sempre scivolosa, difficile. Poi sulla Traversata Hinterstoisser ho superato la cordata che avevo visto all’attacco.

Avanti ancora velocissimo
Ero leggero. Ed ero agevolato dalla tracce di una seconda cordata che mi stava davanti. L’ho raggiunta e superata sul terzo nevaio.

Leggero… cosa avevi portato con te
Una boraccia, il sacco da bivacco, 40m di cordino in kevlar, 2 moschettoni a ghiera, 2 piccozze, i ramponi.

Siamo rimasti al terzo nevaio, poi…
Poi, superata la 2a cordata, ho continuato per la Rampa, la Traversata degli Dei e il Ragno bianco. Lì ho guardato giù e ho visto solo la 2a cordata che continuava a salire, l’altra probabilmente era tornata indietro…

In che condizioni era il "Ragno bianco"
Condizioni eccezionali, perfette. Ghiaccio a 50°. Quasi una camminata. 14 anni prima l’avevo trovato in ben altre condizioni, c’eravamo bagnati come pulcini. E così bagnati siamo rimasti per tutta la notte.

Ti rimanevano solo le fessure terminali e il nevaio sommitale per uscire in cresta…
Anche lì tutto è filato liscio. Le fessure le ho salite con i ramponi ai piedi e il nevaio sommitale senza usare la piccozza. Tutta un’altra cosa rispetto alla mia prima salita. Nel 1989 il ghiaccio era talmente duro che non riuscivamo neanche a piantare i chiodi.

Poi la cima, dopo 4 ore e mezza
Alle 13,20 sono uscito sulla cresta. Alle 13,30 ero in vetta. Con la borraccia vuota, e il sole a picco!

A quel punto cosa hai pensato
Che questa volta non era stata una salita difficile. Una bella corsa, ma non difficile. Così, anziché per la cresta Mitellegi, ho pensato di scendere verso il Munch. Non conoscevo bene il percorso, e ad un certo punto non ero proprio sicuro di essere sulla strada giusta. Comunque, con una gran corsa sono riuscito a prendere l’ultimo trenino per scendere.

Cosa ti è rimasto dell’Eiger?
Una bella salita veloce. Ma devo essere sincero: non dimenticherò mai il bivacco di 14 anni fa. Bagnati, incastrati in una fessura, con le luci di Grindelwald in fondo alla valle, il giorno che non arrivava mai. Ho rischiato molto di più, allora. Non dimenticherò mai quella notte, quell’alpinismo.

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